Sotto certi aspetti, nulla era cambiato. Era all'indomani dei suoi 32 anni. Poi, c'è stato un prima e un dopo.
Abbiamo scattato le prime fotografie dopo la sua ultima radioterapia. Voleva che l'aiutassi a fare "una cartografia della situazione". Geografia del suo corpo di donna. Il suo desiderio palpabile di unità, dentro e fuori. Non sapevo proprio che forma dare ai suoi "luoghi"...
La camera trasformata in studio fotografico. E mano a mano le parole. Pur nell'estrema serietà spesso gli scoppi del ridere prendevano il sopravvento. Far nascere delle immagini dai suoi sentimenti sfocati.
"Le apparecchiature hanno girato molto intorno a me. Ora, sono io che giro."
Quando mi ha portato la sua cartella clinica, la teneva come un ogetto prezioso, direi quasi come un bambino. Più si è giovani, più importanti sono i rischi delle conseguenze. Per questo la cartella è molto spessa.
Mi fa vedere, mi spiega. Diventata competente per forza maggiore, può anche rilevare alcune anomalie. Mi mostra le sentinelle.
Protocollo e calendario precisi. In questi casi si evita di lasciare che il disordine si istauri. Fin dall'inizio dei trattamenti è una strategia indispensabile per moderare la burrasca.
Iniziali che creano sigle astratte. In questo modo e in un certo senso, "l'uomo nero" si può tenere a una certa distanza. La sera, il confronto si risveglia. Anticipare. Radere la testa. Un gesto volontario come uno schiaffo alla malattia.
Mi insegna tutto un nuovo vocabolario. Dei termini tecnici ne ho ritenuti pochi. Gli acronimi tentano di separare le emozioni. Potremmo scambiarli per nomi di scena. Vocabolario per iniziati, da non divulgare. Le combinazioni di molecole creano sigle allungate, composte. A FEC si aggiunge un 5-FU. Immaginate quello che volete. Sigle che vi trasformano in ogetto di studio affinché solo il tuo corpo sia presente. Tu puoi assentarti.
Il mammografo usa i raggi X. Si producono immagini ad alta risoluzione. I tessuti mammari non assorbono i raggi in modo omogeneo. Queste differenze generano strane figure. Territori geografici, per noi profani, l'architettura del seno per gli specialisti, e la sua struttura interna. Mi sembrava di osservare la topografia dell'Etna. Esplorata dall'interno. Effettivamente ci sono alcune analogie.
La mammografia viene eseguita in piedi, a torso nudo. Per ottenere un'immagine di buona qualità, il seno è compresso tra due piastre. Non muoversi. Non respirare. Respirare. La compressione si rilascia. Ma non tu. L'apparecchio ruota a 45°.
Mi insegna il colore rosso. Fluo. Il nome sembra quello di una pianta. Quel rosso si mescola a quello delle vene. Anche lì ti ci abitui. Raggiungere il bersaglio. Allora ci si arma di pazienza. E si cerca di dimenticare gli effetti indesiderati. Formicolio al petto, sotto le ascelle, alla spalla e al braccio. Sono solo di passaggio.
Fare la scintigrafia è diventare luminosa. Irradi proprio tu. Sono i tuoi raggi che producono luce. Hai diritto a una telecamera scintillante. Allungata su un letto, immobile, circondata dalle teste della gamma-telecamera in movimento. Un manipolatore, posizionato dietro un vetro, sposta la telecamera per catturare immagini. È il tuo corpo che produce quei disegni ?
Quando finalmente arriva il momento di chiudere il dossier, il sollievo si fa attendere. Anche questo richiede tempo. Però arriva. Questa tempesta allontanata, la vita riprende tutti i suoi diritti.
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